Alfonso V

Vita

Alfonso nacque e crebbe nella brillante corte castigliana di Medina del Campo. Quando aveva 16 anni, suo padre divenne re d’Aragona, e lui stesso andò a vivere lì. Tre anni dopo (1415) sposò sua cugina María, la figlia di Enrico III di Castiglia, ma lei non produsse figli, e furono separati per molti anni. Il matrimonio fu un fallimento e forse aiuta a spiegare la riluttanza di Alfonso a tornare nei suoi regni peninsulari dopo aver conquistato Napoli, dove fu incoraggiato a rimanere dalla sua amante, Lucrezia de Alagno.

Succedette a suo padre come re d’Aragona nel 1416 e, all’inizio del suo regno, ebbe difficoltà politiche sia con i catalani che con gli aragonesi, perché mantenne alcuni consiglieri castigliani e privò il justicia, il supremo ufficiale della legge d’Aragona, della sua posizione.

Dal momento della sua adesione, Alfonso continuò la tradizionale politica aragonese di espansione mediterranea. Così, nel 1420 partì con una flotta per pacificare la Sardegna e la Sicilia e per attaccare il possesso genovese della Corsica. La regina di Napoli, Giovanna II, cercò allora il suo aiuto contro Luigi III d’Angiò e lo adottò come figlio ed erede. Alfonso fu ricevuto come un liberatore a Napoli il 5 luglio 1421, ma il carattere volubile della regina, che poco dopo cominciò a fare proposte a Luigi d’Angiò, obbligò Alfonso nel 1423 a tornare in Catalogna per cercare rinforzi.

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Dopo essere intervenuto nella politica interna della Castiglia per difendere gli interessi dei suoi fratelli Enrico e Giovanni nella quasi guerra civile che esisteva durante il debole governo di Giovanni II, Alfonso partì di nuovo per l’Italia, da dove, come si è scoperto, non sarebbe più tornato. Riceveva offerte allettanti (1432) per intervenire di nuovo a Napoli e passò due anni in Sicilia a preparare la sua flotta e il suo esercito. La sua opportunità sembrava arrivare nel 1435, dopo la morte di Luigi III d’Angiò e della regina Giovanna II, ma mentre bloccava il porto di Gaeta, una cittadella chiave da cui lanciare un attacco a Napoli, fu sconfitto al largo dell’isola di Ponza da uno squadrone genovese. Alfonso fu catturato, con molti altri, e inviato come prigioniero a Genova e poi a Milano, il cui duca, Filippo Maria Visconti, governava entrambe le città. Alfonso, tuttavia, incantò il suo carceriere ad un’alleanza e poi continuò la sua lotta per ottenere il possesso di Napoli contro l’opposizione di Venezia, Firenze e il papa. Prese Napoli il 2 giugno 1442 e vi trasferì definitivamente la sua corte nel 1443. Divenne un brillante centro d’arte e di cultura, alimentato dalla fertile interazione del Rinascimento italiano e delle influenze gotiche spagnole e formando un ponte culturale tra le due penisole del Mediterraneo occidentale.

Alfonso si impegnò in molte attività diplomatiche e militari in Africa, nei Balcani e nel Mediterraneo orientale per proteggere il suo commercio con l’Oriente e per partecipare alla difesa della cristianità contro i turchi. Aiutò i Cavalieri di San Giovanni a difendere Rodi; si alleò con l’Ungheria (1444), la Serbia (1447) e l’Abissinia (1450); e combatté contro l’Egitto (1453-54). Ma non fu abbastanza forte da impedire la caduta di Costantinopoli ai Turchi nel 1453.

Nel frattempo, i suoi domini spagnoli soffrivano di gravi disordini, frutto di tensioni sociali ed economiche alle quali i suoi viceré, la sua regina Maria e suo fratello Giovanni di Navarra non riuscivano a trovare una soluzione. In Catalogna i remensa, i contadini, cercavano vigorosamente di essere liberati dai tributi feudali e ricevevano un certo sostegno dalla corona. A Maiorca una rivolta popolare, che portò a scontri tra la capitale dell’isola e la popolazione rurale, dovette essere schiacciata dalle truppe che Alfonso inviò da Napoli. E a Barcellona una seria lotta di classe causò così tanti disordini nella città che Alfonso riformò il governo cittadino, permettendo che le cariche pubbliche fossero distribuite a sorte. Nel frattempo, la sporadica guerra con la Castiglia impoverì il regno di Aragona e privò Alfonso e la sua famiglia dei loro possedimenti ancestrali in Castiglia. Solo Valencia, con la sua fiorente economia, rimase illesa dalla crisi generale. Un sovrano irrequieto ed energico fino all’ultimo, Alfonso era impegnato in un assalto a Genova, che si era recentemente arresa ai francesi, quando la morte lo sorprese nel Castello dell’Ovo a Napoli nel giugno 1458. Nel Regno di Napoli gli successe il suo figlio illegittimo, Ferrante, e negli altri stati suo fratello Giovanni (re Giovanni II d’Aragona), che era stato re di Navarra dal 1425.