Andrea Crespo

La serie di disegni in corso di Andrea Crespo è incentrata sulla stereotipizzazione delle persone che sono state psicopatologizzate come potenziali tiratori nelle scuole. Realizzati con matite colorate su carta da stampante 8,5 x 11 pollici, come se provenissero da materiale scolastico, le opere autobiografiche raffigurano scene degli anni della scuola media dell’artista. Fa i conti con i bulli, come si vede nel disegno dell’artista che affronta un gruppo di studenti apparentemente giudicanti ed esclusivi. Molti dei bulli di Crespo lo hanno preso di mira a causa del loro disagio con i suoi “sintomi simili a quelli di Asperger”, una frase che Crespo ha imparato solo a 20 anni attraverso una e-mail di uno psicologo che aveva visto durante i suoi primi anni dell’adolescenza. Crespo ha iniziato a vedere uno psicologo nella scuola media mentre affrontava il peggioramento dei sintomi di OCD, disturbi emotivi e sensoriali, e paranoia, e dopo essere diventato frustrato con i trattamenti di prescrizione. È possibile che abbia ricevuto la diagnosi all’epoca, ma che non ne abbia compreso appieno le implicazioni e l’abbia quindi dimenticata. Forse, però, la diagnosi gli è stata deliberatamente nascosta. Si discute se dare un nome ai sintomi sia utile o dannoso per un adolescente: se possa consentire un senso di potere attraverso l’autocomprensione, o se, attraverso l’ableism interiorizzato, provochi vergogna. Quando Crespo ha ricevuto la diagnosi, ha guardato indietro a questo periodo attraverso una nuova lente; così, vediamo l’artista, per la maggior parte, in terza persona. La categoria di “Asperger” non è più utilizzata, essendo stata sostituita da “sullo spettro autistico”, il che si aggiunge alla rimozione.

Crespo ha sentito la pressione dei bulli che hanno piantato idee di violenza nella sua mente imponendogli lo stereotipo del tiratore, una visione radicata nella loro paura della sua differenza. Per essere chiari: non si è mai sentito tentato dalla violenza vera e propria con le armi. Tuttavia, a volte ha fatto ricorso a minacce a vuoto come mezzo per contrastare i bulli, come si vede nel disegno dell’impiccato. Era consapevole che eseguire un adempimento della loro paura basata su stereotipi era uno dei pochi modi per convincerli a lasciarlo in pace. È anche cresciuto fino a sentirsi robotico in risposta al bullismo e all’agitazione, il che potrebbe aver esacerbato la comparsa dei suoi “sintomi simili a quelli dell’Asperger”. La serie, quindi, mostra che uno dei rischi del bullismo è che gli stereotipi si autoavverino. Il lavoro, naturalmente, non è destinato a suscitare simpatia per i tiratori, ma parla invece di un tipo di discriminazione che i malati mentali a volte affrontano. È fin troppo comune che la stampa, dopo le sparatorie nelle scuole, si concentri sulla salute mentale del tiratore, anche se gli studi dimostrano che meno dell’uno per cento dei tiratori di massa ha una diagnosi di malattia mentale.1 È un modo in cui gli stigmi vengono esacerbati per sostenere i programmi politici, come la regolamentazione contro le armi, mentre allo stesso tempo si alterano gli psicopatologi in modi che impediscono loro di parlare per se stessi. Qui, Crespo riflette su come tali stereotipi influenzano la vita quotidiana delle lotte con la malattia mentale nella sua stessa esperienza.2