Benjamin Guggenheim

Questo articolo del New York Times riporta la descrizione di un assistente steward delle ultime ore di Guggenheim, incluso l’indossare abiti formali invece del salvagente, l’aiutare altri passeggeri a salire sulle scialuppe di salvataggio e come disse che lui e la sua segretaria erano “pronti a scendere come gentiluomini”.

Guggenheim salì a bordo dell’RMS Titanic accompagnato dalla sua amante, una cantante francese di nome Léontine Aubart (1887-1964); il suo valletto, Victor Giglio (1888-1912); il suo autista, René Pernot (1872-1912); e la cameriera di Madame Aubart, Emma Sägesser (1887-1964). Il suo biglietto era il numero 17593 e costava £79 4s (altre fonti danno il prezzo come £56 18s 7d). Lui e Giglio occuparono la cabina B84 mentre Aubart e Sägesser la cabina B35. Pernot occupava una cabina sconosciuta in seconda classe.

Guggenheim e Giglio dormirono durante l’incontro del Titanic con l’iceberg solo per essere svegliati poco dopo la mezzanotte da Aubart e Sägesser, che avevano sentito la collisione. Sägesser in seguito citò Giglio dicendo: “Non importa, iceberg! Cos’è un iceberg?” Guggenheim fu convinto a svegliarsi e a vestirsi, e il cameriere Henry Samuel Etches lo aiutò a indossare un salvagente e un maglione pesante prima di mandare Guggenheim, Giglio e le due donne sul ponte delle barche.

Mentre Aubart e Sägesser entravano a malincuore nella scialuppa n. 9, Guggenheim parlò alla cameriera in tedesco, dicendo: “Ci rivedremo presto! È solo una riparazione. Domani il Titanic ripartirà”. Rendendosi conto che la situazione era molto più grave di quanto aveva lasciato intendere e che non sarebbe stato salvato, tornò nella sua cabina con Giglio e i due uomini si cambiarono in abiti da sera. La sopravvissuta del Titanic Rose Amelie Icard scrisse in una lettera: “Il milionario Benjamin Guggenheim dopo aver aiutato il salvataggio di donne e bambini, si vestì e si mise una rosa all’occhiello, per morire”. Si sentì dire: “Ci siamo vestiti al meglio e siamo pronti a scendere come gentiluomini”. Etches, che sopravvisse all’affondamento, registrò il messaggio di Guggenheim: “Se mi dovesse succedere qualcosa, dite a mia moglie a New York che ho fatto del mio meglio per fare il mio dovere”. Etches riferì che “poco dopo che le ultime barche furono calate e mi fu ordinato dall’ufficiale di coperta di presidiare un remo, salutai il signor Guggenheim, e quella fu l’ultima volta che lo vidi. Entrambi gli uomini morirono nell’affondamento. I loro corpi, se recuperati, non furono mai identificati. Anche l’autista di Guggenheim, Pernot, andò perso nel disastro.