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Questo articolo riassume una ricerca ‘Piacere termico negli ambienti costruiti: fisiologia dell’alliestesia’ di Thomas Parkinson & Richard de Dear pubblicata nel 2015 in –Building Research & Information, 43:3, 288-301, DOI: 10.1080/09613218.2015.989662.

È il secondo di una serie che esplora l’alliestesia termica nel contesto del comfort interno.

È stato riconosciuto da tempo che la nostra esperienza di comfort termico è più complessa del bilancio termico allo stato stazionario adottato da molti standard internazionali che si sforzano semplicemente di raggiungere la ‘neutralità’.

Come affermato da de Dear (2011): Se il meglio che si può ottenere in un clima interno isotermico, fresco, secco e immobile è ‘neutro’ o ‘accettabile’ per poco più dell’80% degli occupanti di un edificio in qualsiasi momento, allora gli standard che sono stati fissati fino ad oggi lasciano molto a desiderare.

La recente diffusione del ‘comfort adattivo’ inizia a riconoscere la complessità dinamica del comfort termico. Tuttavia, l'”alliestesia termica” va oltre, proponendo che le qualità edoniche dell’ambiente termico (qualità di piacevolezza o sgradevolezza, o “il principio del piacere”) sono determinate tanto dallo stato termico generale del soggetto quanto dall’ambiente stesso. Nella sua forma più semplice, gli stimoli freddi saranno percepiti come piacevoli da qualcuno che è caldo, mentre gli stimoli caldi saranno sperimentati come piacevoli da qualcuno che è freddo.

L’ipotesi dell’alliestesia suggerisce che gli ambienti a stato non stabile dove ci sono differenze localizzate nella temperatura della pelle possono creare esperienze coscienti di piacere termico. L’articolo propone che il concetto di alliestesia è più complesso della semplice considerazione della relazione tra la temperatura del nucleo e della pelle, e include una componente spaziale. Per esempio, traiamo piacere dall’avvolgere le mani fresche intorno a una tazza calda.

L’articolo suggerisce che il concetto di un approccio unico per la fornitura di comfort termico utilizzando sistemi meccanici centralizzati è errato, e la diversità nelle preferenze termiche suggerisce che i criteri per la valutazione del comfort potrebbero dover essere riconsiderati. L’implicazione è che gli standard per i servizi edilizi si concentrerebbero maggiormente sulla fornitura di condizioni termiche appropriate all’individuo.

Gli ambienti termici non a regime possono dare il potenziale per aumentare i tassi di soddisfazione degli occupanti oltre l’80%. Per creare istanze di piacere termico, questi effetti dinamici devono essere meglio compresi, e devono essere sviluppate soluzioni che eccitino il senso termico e superino la noia termica.

Thomas Parkinson & Richard de Dear (2015) Thermal pleasure in built environments: physiology of alliesthesia, Building Research & Information, 43:3, 288-301, DOI: 10.1080/09613218.2015.989662

Leggi il paper completo su Taylor & Francis Online.

Vedi anche: Escursioni salutari fuori dalla zona di comfort termico.

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