Fallimento
Sviluppi iniziali
Il diritto fallimentare moderno si è formato da una serie di filoni storici distinti. Nell’antico diritto romano un creditore non pagato poteva far sequestrare il patrimonio del debitore (missio in bona) e venderlo a beneficio di tutti i creditori (venditio bonorum). Procedimenti di questo tipo causavano la perdita dei diritti civili. Per alleviare questa difficoltà, al debitore veniva concesso il privilegio di cedere volontariamente i suoi beni ai creditori, presentando una petizione al magistrato (cessio bonorum).
Durante il Medioevo entrambe le istituzioni subirono una rinascita e uno sviluppo. Le città italiane medievali emanarono degli statuti che si occupavano della riscossione e della distribuzione dei beni dei debitori, specialmente dei mercanti, che erano fuggiti o avevano causato l’insolvenza in modo fraudolento. Tali falliti (rumpentes et falliti) erano soggetti a severe sanzioni e i loro beni venivano liquidati. Inoltre, il diritto spagnolo medievale ripristinò la cessio bonorum giudiziaria. Le Siete Partidas, una codificazione pubblicata per autorità di Don Alfonso X il Saggio, re di Castiglia e León, durante la seconda metà del XIII secolo, conteneva disposizioni dettagliate relative ai debitori insolventi, applicabili sia ai mercanti che ai non mercanti, permettendo loro di ottenere una liquidazione volontaria dei loro beni sotto supervisione giudiziaria. Un creditore non pagato poteva insistere o sul pagamento o sulla cessione del suo patrimonio da parte del debitore a tutti i creditori.
Le leggi che trattavano la proprietà dei debitori latitanti e fraudolenti, modellate sugli statuti delle città italiane medievali, si diffusero in tutta l’Europa occidentale. Disposizioni di questo tipo furono adottate nei centri commerciali di Francia, Brabante e Fiandre durante i secoli XV e XVI. La dogana di Anversa, stampata nel 1582, conteneva regole complete sul trattamento dei falliti e delle loro proprietà. L’imperatore Carlo V, come conte delle Fiandre, inserì severe disposizioni per la repressione dei fallimenti nel suo decreto per l’amministrazione della giustizia e del buon ordine del 1531. Non c’è dubbio che il primo “acte againste suche persones as doo make Bankrupte” inglese, approvato nel 1542/43, fu ispirato dai modelli del nord Europa, dato che il titolo riproduce l’espressione fiamminga. Regolava i procedimenti avviati contro i debitori latitanti o nascosti. Fu sostituito da un atto più dettagliato del 1571 che si applicava solo ai mercanti e ad altri commercianti. La procedura volontaria non fu prevista in Inghilterra fino al 1844 e negli Stati Uniti fino al 1841.
In Francia, le norme nazionali sull’insolvenza e il fallimento furono inserite nell’Ordonnance du Commerce del 1673. Essa regolamentava sia le cessioni volontarie a beneficio dei creditori fatte dai commercianti (Titolo X), sia le procedure e gli effetti derivanti dal fallimento (Titolo XI). Fu interpretato per limitare la procedura di fallimento ai soli mercanti, e le leggi di molti altri paesi seguirono l’esempio francese. Così, in Spagna la limitazione del fallimento ai mercanti fu adottata dalle Ordinanze di Bilbao, che furono sancite nel 1737 e successivamente applicate in America Latina, specialmente in Argentina.
La limitazione della legislazione fallimentare alle persone impegnate nel commercio creò la necessità di una procedura di liquidazione applicabile agli altri debitori. Come già detto, le Siete Partidas contenevano disposizioni per una procedura di liquidazione volontaria applicabile a tutte le classi di debitori. Su questa base, un giurista spagnolo del XVII secolo, Salgado de Somoza, elaborò regole dettagliate per l’avvio e lo svolgimento delle procedure di liquidazione volontaria, che furono chiamate “concorso di creditori”. Il suo trattato, intitolato Labyrinthus Creditorum, influenzò il corso del diritto spagnolo ed ebbe anche un grande impatto sul diritto comune degli stati tedeschi. Come risultato, il diritto spagnolo sviluppò due classi di procedure di liquidazione, una per i mercanti e una per i non mercanti. Il diritto spagnolo in questo senso fu il modello per la legislazione in Portogallo, Argentina, Brasile e altri paesi dell’America Latina. Altre nazioni, tra cui l’Austria, la Germania, l’Inghilterra, gli Stati Uniti e le nazioni influenzate dalle leggi inglesi, sottoponevano sia i mercanti che i non mercanti alle loro leggi fallimentari. Leggi più recenti in America Latina (ad esempio, in Argentina e Perù) allo stesso modo hanno stabilito un sistema unificato. La Francia, l’Italia e alcuni paesi dell’America Latina, tuttavia, non prevedono una vera procedura di insolvenza per i debitori ordinari.