Il Pitt Rivers Museum

13° Dalai Lama

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Rendimento in caratteri tibetani del 13° Dalai Lama

Ngawang Lobsang Thupten Gyatso

ngag dbang blo bzang thub bstan rgya mtsho
Rendimento in caratteri tibetani di Ngawang Lobsang Thupten Gyatso

Gya-wa Rim-po-chhe, KundŸn, Kyam-gšn Rim-po-chhe

Nato nel 1876 Morto nel 1933

Dall’introduzione a ÒWhoÕs Who in TibetÓ 1915/38
Il sovrano spirituale e temporale del Tibet è il Dalai Lama che i tibetani credono essere l’incarnazione del dio Chen-re-zi (Avalokiteswara). Si rivolge a lui in inglese come Sua Santità, ed è chiamato dai tibetani Gyawa Rimpoche (Prezioso sovrano, o Prezioso conquistatore), Kyamgon Rimpoche (Prezioso protettore), o Kundun (La presenza). Il tredicesimo Dalai Lama morì nel dicembre 1933 e, fino alla scoperta della sua reincarnazione circa sei anni dopo, il Lama Incarnato del monastero di Reting fu nominato reggente.
Il defunto Dalai Lama, Ngawang Lobzang Thupten Gyatso, nacque nel 1875 o all’inizio del 1876, figlio di umili genitori nel distretto di Takpo, a sud del fiume Tsangpo. Poco si sa della sua prima vita. All’avanzata della Missione Britannica fuggì da Lhasa in Mongolia, accompagnato dal mongolo di Buriat Dorjieff, verso giugno 1904. Dalla Mongolia si recò a Pechino nel 1908 per una visita all’imperatore Kwang Hsu e all’imperatrice vedova della Cina. Alla fine del 1909 tornò a Lhasa, ma poco dopo il suo arrivo i cinesi invasero Lhasa con lo scopo di assicurarsi il controllo completo del Tibet. Il Dalai Lama fuggì da Lhasa, sfuggendo per poco alla cattura da parte delle truppe cinesi. Attraversò la frontiera dell’India il 21 febbraio 1910, arrivando a Darjeeling il 3 marzo 1910, e continuò a risiedere a Darjeeling in una casa messa a sua disposizione dal governo indiano, e a Kalimpong fino al luglio 1912 quando ritornò in Tibet. Dopo la sua fuga da Lhasa l’imperatore cinese lo depose formalmente, ma dopo la rivoluzione il decreto imperiale fu annullato dal nuovo governo repubblicano. Mentre era in India nel marzo 1910, il Dalai Lama visitò Lord Minto a Calcutta e fece un pellegrinaggio a Bodh-Gaya, Benares, Rajagir, Gauhati, Kashinagara, Balarampur e Lumbini in Nepal. Il suo soggiorno in India produsse un effetto duraturo sulla sua mente e ampliò notevolmente il suo eroismo.
Parla mongolo e capisce un po’ di russo e sa leggere e scrivere in sanscrito. È un uomo di carattere forte ma di indole gentile ed è un rigoroso osservatore delle cerimonie religiose. Presta grande attenzione ai dettagli dell’amministrazione e non permette che vengano emessi ordini importanti senza la sua personale approvazione. Si è riconciliato con i modi di vita europei e occasionalmente ha preso cibo con gli europei. Il suo ritorno in Tibet è stato l’occasione di numerose manifestazioni popolari che indicano che il suo temporaneo ritiro dal Tibet non ha in alcun modo compromesso la sua posizione nella mente e nel cuore dei tibetani. Nell’agosto 1914 si offrì di mettere 1.000 truppe a disposizione del governo per la guerra con la Germania.
Il governo del defunto Dalai Lama era stato autocratico, e di conseguenza alla sua morte ci fu un periodo di confusione e incertezza. Ma il reggente, il primo ministro e il Kashag si sono gradualmente stabiliti saldamente nella direzione degli affari.

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