Introduzione alla filosofia/Che cos’è la filosofia buddista?

Saggezza – PrajnaEdit

1. Giusta comprensione (o giusta visione, o giusta prospettiva)

“E qual è, monaci, la giusta comprensione? La conoscenza riguardo a dukkha, la conoscenza riguardo all’origine di dukkha, la conoscenza riguardo all’arresto di dukkha, la conoscenza riguardo alla via della pratica che conduce all’arresto di dukkha: questo, monaci, si chiama giusta comprensione.

2. Giusto pensiero (o giusta intenzione, o giusta risoluzione)

“E cos’è il giusto pensiero? Essere risoluti sulla rinuncia, sulla libertà dalla cattiva volontà, sull’innocuità: Questo è chiamato giusto pensiero.

Moralità – SilaEdit

3. Giusto discorso

“E qual è il giusto discorso? L’astenersi dal mentire, l’astenersi da discorsi divisivi, l’astenersi da discorsi ingiuriosi, l’astenersi da chiacchiere inutili: Questo, monaci, si chiama giusto discorso.

4. Giusta azione

“E qual è, monaci, la giusta azione? Astenersi dal togliere la vita, astenersi dal rubare, astenersi dall’immoralità: Questa, monaci, si chiama giusta azione.

5. Giusto sostentamento

“E qual è, monaci, il giusto sostentamento? C’è il caso in cui un discepolo dei nobili, avendo abbandonato il sostentamento disonesto, continua la sua vita con il giusto sostentamento: Questo, monaci, si chiama giusto sostentamento.

Concentrazione – SamadhiModifica

6. Giusto sforzo (o giusto impegno)

“E qual è, monaci, il giusto sforzo? (i) C’è il caso in cui un monaco genera desiderio, forza, si sforza, attiva la persistenza, sostiene &esercita il suo intento per il bene del non sorgere del male, qualità non abili che non sono ancora sorte. (ii) Genera il desiderio, si sforza, attiva la persistenza, sostiene & esercita il suo intento per il bene dell’abbandono del male, delle qualità non abili che sono sorte. (iii) Genera il desiderio, si sforza, attiva la persistenza, sostiene & esercita il suo intento per il bene del sorgere delle qualità abili che non sono ancora sorte. (iv) Genera il desiderio, si sforza, attiva la persistenza, sostiene &esercita il suo intento per il mantenimento, la non confusione, l’aumento, la pienezza, lo sviluppo, &il culmine delle qualità abili che sono sorte: questo, monaci, è chiamato giusto sforzo.

7. Giusta consapevolezza

“E cos’è, monaci, la giusta consapevolezza? (i) C’è il caso in cui un monaco rimane concentrato sul corpo in &se stesso — ardente, consapevole, & memore — mettendo via l’avidità & l’angoscia con riferimento al mondo. (ii) Rimane concentrato sui sentimenti in & se stessi — ardente, consapevole, & memore — mettendo via l’avidità & angoscia con riferimento al mondo. (iii) Rimane concentrato sulla mente in & se stessa — ardente, consapevole, & memore — mettendo via l’avidità & angoscia con riferimento al mondo. (iv) Rimane concentrato sulle qualità mentali in & se stesse — ardente, consapevole, & memore — mettendo via l’avidità & angoscia con riferimento al mondo. Questo, monaci, si chiama giusta consapevolezza.

8. Giusta concentrazione

“E qual è, monaci, la giusta concentrazione? (i) C’è il caso in cui un monaco – completamente ritirato dalla sensualità, ritirato dalle qualità (mentali) non abili – entra &nel primo jhana: rapimento & piacere nato dal ritiro, accompagnato da un pensiero diretto & valutazione. (ii) Con l’acquietarsi del pensiero diretto & valutazione, entra & rimane nel secondo jhana: estasi & piacere nato dalla concentrazione, unicità della consapevolezza libera dal pensiero diretto & valutazione – garanzia interna. (iii) Con l’affievolirsi del rapimento, egli rimane nell’equanimità, memore & pienamente consapevole, e fisicamente sensibile al piacere. Entra &nel terzo jhana, di cui i Nobili dichiarano: “Equanime & memore, ha un piacevole soggiorno”. (iv) Con l’abbandono del piacere &dolore – come con la precedente scomparsa dell’euforia & angoscia – egli entra &nel quarto jhana: purezza di equanimità &mente consapevole, né piacere né dolore. Questa, monaci, si chiama giusta concentrazione”.