La progressione del Parkinson può essere legata allo squilibrio nei livelli di dopamina e acetilcolina, dice uno studio
Le funzioni motorie e cognitive dipendono dall’interazione coordinata nel cervello di due neurotrasmettitori – sostanze prodotte in risposta a segnali nervosi che agiscono come messaggeri chimici – chiamati dopamina e acetilcolina.
Nel Parkinson, la degenerazione dei motoneuroni che producono dopamina in una regione del cervello chiamata striato provoca difficoltà nel controllo dei movimenti volontari.
Terapie che aumentano la dopamina o attivano i recettori della dopamina, come la levodopa, sono attualmente utilizzate per ripristinare le capacità motorie. Tuttavia, questi trattamenti non sono completamente efficaci e i loro benefici si esauriscono nel tempo.
I ricercatori hanno pensato che un calo dei livelli di dopamina aumenterebbe la produzione di acetilcolina. Livelli più alti di acetilcolina sono suggeriti per causare la discinesia – movimenti incontrollati e involontari – osservati nei pazienti di Parkinson sotto terapia dopaminergica a lungo termine.
Ricercatori della Yale University hanno messo in discussione i punti di queste ipotesi. Hanno studiato come la dopamina influenza l’acetilcolina guardando un tipo specifico di cellula nervosa, chiamata interneuroni striatali, che è la fonte principale di acetilcolina nello striato.
Per testare gli effetti della perdita di dopamina, il team ha usato un modello di topo geneticamente modificato per imitare il Parkinson che ha un declino progressivo dei livelli di dopamina. Quando i sintomi motori appaiono in questi topi, si stima che circa il 30% della dopamina è già perso, aumentando al 60-80% alla loro morte.
Questa perdita progressiva di dopamina, i ricercatori hanno visto, è stata abbinata negli animali da una diminuzione iniziale e più piccola nella produzione di acetilcolina da interneuroni striatali, creando uno squilibrio.
“Mentre le concentrazioni di dopamina e acetilcolina diminuiscono, l’equilibrio tra questi due neurotrasmettitori si sposta a favore dell’acetilcolina”, hanno scritto i ricercatori.
Il successivo rilascio di dopamina dai terminali assonici rimanenti spinge un aumento di acetilcolina, peggiorando lo squilibrio tra entrambi i neurotrasmettitori.
In condizioni di impoverimento di dopamina, una corretta funzione motoria dipende dai livelli adeguati di acetilcolina e dopamina, conclude lo studio.
I risultati suggeriscono che la progressiva carenza di dopamina riduce l’attività degli interneuroni colinergici striatali, con conseguenti difficoltà motorie progressive.
I trattamenti futuri che mirano a rallentare la progressione del Parkinson dovrebbero includere quelli che mirano all’equilibrio tra acetilcolina e dopamina.
“I nostri risultati suggeriscono che la terapia colinergica mirata ha un posto nella gestione del PD ed evidenziano la necessità di ulteriori esperimenti che offriranno opzioni terapeutiche diverse dalla prevenzione della malattia,” hanno scritto i ricercatori.
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