La storia del buddismo in Giappone
Quando è arrivato il buddismo in Giappone?
Il buddismo stesso fu fondato tra il IV e il VI secolo a.C. da Siddhartha Gautama, o Gautama Buddha. Questi insegnamenti raggiunsero il Giappone intorno al VI secolo d.C. A quel tempo, il Giappone aveva già un proprio insieme di costumi e credenze: Shinto. Il buddismo ebbe un inizio difficile in Giappone e molte difficoltà ad affermarsi, ma quando l’imperatrice Suiko salì al trono nel 592 dopo aver preso i voti di una monaca buddista, le cose cominciarono a cambiare.
Stabilire il buddismo: Principe Shotoku
Fu seguito da un’altra figura molto importante nella storia del buddismo giapponese: Il principe Shotoku. Durante il suo regno, commissionò numerosi templi buddisti in tutto il paese, i più famosi sono Shitenno-ji a Osaka e Horyu-ji nella prefettura di Nara. Oltre alla sua potente influenza sull’accettazione, la pratica e la diffusione del buddismo, vari miti e leggende su di lui hanno raccolto ulteriori seguaci tra la gente comune. Si dice che abbia incontrato Daruma, il fondatore del buddismo Zen, e altre leggende dicono che fosse un’incarnazione di Kannon, il Bodhisattva della misericordia e della compassione.
Sincretismo: Shinto e Buddismo che crescono insieme
Con l’emergere di nuove scuole di buddismo a partire dall’VIII e IX secolo, la religione iniziò a passare da testi scolastici a credenze più pratiche, e i legami tra il buddismo giapponese e la religione nativa del Giappone, lo Shinto, iniziarono a crescere. Nel corso dei secoli, le due religioni si sono avvicinate e hanno trovato un terreno filosofico comune, ed entrambe sono diventate parte della vita quotidiana delle persone. I monaci buddisti iniziarono a costruire templi accanto ai santuari scintoisti, creando luoghi di culto chiamati “jingu-ji” o templi-santuario. Il “chozuya”, un padiglione scintoista per l’abluzione dell’acqua usato dai fedeli per purificarsi prima di entrare nel recinto sacro principale, iniziò ad apparire nei templi buddisti, mentre i “komainu”, cani leone che sono guardiani buddisti, iniziarono ad essere impiegati anche nei santuari scintoisti.
Il buddismo in Giappone
Il buddismo giapponese affrontò la sua vera crisi con la caduta dello shogunato che era in vigore dal 1603, quando le forze rivoluzionarie reinstallarono l’imperatore come sovrano del Giappone durante la Restaurazione Meiji del 1868. Il governo nazionalista iniziò a imporre una politica di separazione, nominando lo Shinto la religione di stato, in quanto era il “vero” credo nativo giapponese, e il buddismo un credo “straniero” venuto dall’estero. Sulla scia di questi cambiamenti radicali, il governo Meiji decretò il “Kami and Buddhas Separation Order”. Questa legge significava che lo scintoismo e il buddismo dovevano essere rigorosamente separati l’uno dall’altro, sia in teoria che in termini pratici, interessando soprattutto i templi-santuario che erano usati sia per scopi scintoisti che buddisti. Questo ordine portò ad un forte movimento contro il buddismo chiamato “haibutsu kishaku”, o l’abolizione del buddismo.
Buddismo giapponese oggi
Una buona maggioranza della popolazione giapponese giovane non si considererebbe particolarmente religiosa, anche se diverse occasioni speciali e molte attività quotidiane hanno chiare radici sia nel buddismo che nello shintoismo. Il buddismo attuale è spesso legato alla morte e ai funerali, mentre lo scintoismo è legato a occasioni come il matrimonio e le celebrazioni.
Alcune case in Giappone hanno spesso un piccolo altare buddista chiamato “butsudan” o un santuario scintoista chiamato “kamidana”, che sono lì per proteggere la famiglia e la casa, e a volte servono come altare commemorativo per i membri della famiglia deceduti.
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