Perché diciamo “Se vale la pena fare un lavoro, vale la pena farlo bene”?

Significato:

Prendi un impegno solo se sei pronto a farlo con tutto il cuore

Sfondo:

Il primo uso registrato di questa espressione è in una lettera di Philip Stanhope, 4° conte di Chesterfield a suo figlio nel 1746. È solo una delle circa 400 lettere che il prolifico statista britannico scrisse a suo figlio in un periodo di 30 anni. Il figlio in questione era il figlio illegittimo di Philip Stanhope, anche lui chiamato Philip Stanhope. Il più giovane Philip, la cui madre era una governante francese, morì nel 1768 lasciando la sua vedova, Eugenia, indigente. Le lettere furono pubblicate nel 1774 e sembrano aver avuto un grande successo, fornendo un manuale per il successo mondano per i giovani uomini della fine del 18° secolo e, dobbiamo sperare, qualche reddito per Eugenia.

BATH, 9 ottobre, O. S. 1746
Se la cura e l’applicazione sono necessarie per l’acquisizione di quelle qualifiche, senza le quali non si può mai essere considerevoli, né fare una figura nel mondo, non sono meno necessarie per quanto riguarda le realizzazioni minori, che sono necessarie per renderti gradevole e piacevole in società. In verità, tutto ciò che vale la pena fare, vale la pena farlo bene; e niente può essere fatto bene senza attenzione: Perciò porto la necessità dell’attenzione fino alle cose più basse, anche al ballo e al vestito. L’abitudine ha reso il ballo talvolta necessario per un giovane uomo; quindi, mentre lo impari, tieni presente che puoi imparare a farlo bene, e non essere ridicolo, anche se in un atto ridicolo. L’abbigliamento è della stessa natura; devi vestirti, quindi occupatene; non per rivaleggiare o eccellere in un damerino, ma per evitare la singolarità e di conseguenza il ridicolo. Abbi cura di essere sempre vestito come le persone ragionevoli della tua età, nel luogo in cui ti trovi; il cui abbigliamento non è mai detto in un modo o nell’altro, come troppo negligente o troppo studiato.

Forse vi state chiedendo di “O. S.” nella data. Questo è l’abbreviazione di “vecchio stile”. Già nel 1582, Papa Gregorio XIII promulgò un nuovo calendario, noto come calendario gregoriano. Il calendario “vecchio stile” è il calendario giuliano introdotto da Giulio Cesare intorno al 50 d.C., che era abbastanza preciso, tutto sommato, ma nell’arco di 400 anni ha guadagnato circa 3 giorni. Non molto nel grande schema che si potrebbe pensare, ma quando Papa Gregorio introdusse il suo calendario l’anno era scivolato di 11 giorni di differenza – così il 9 ottobre a Bath, Inghilterra sarebbe stato il 28 settembre nella maggior parte dell’Europa continentale, che era passata al calendario gregoriano.
Ci volle molto tempo perché il calendario gregoriano prendesse piede in tutti i luoghi che avevano usato il calendario giuliano. La Russia e la Grecia furono tra gli ultimi a convertirsi, rispettivamente nel 1918 e nel 1923.

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